Quarantena con l’ex

Quarantena con l’ex

L’8 marzo, dopo il primo decreto restrittivo, abbiamo preso questa decisione: stiamo tutti insieme, 2 figli, il cane, io e il mio ex.
Abbiamo pensato: situazione di emergenza, lavoro entrambi come liberi professionisti quasi azzerato, ragazzi senza scuola, nessun parente qui a Roma. Uniamo le risorse, siamo una famiglia.
Sulla scia iniziale, quasi euforica, che questo blocco senza precedenti comportava, neanche noi sapevamo bene quello a cui saremmo andati incontro con questa decisione.
Un mese e mezzo (e non è ancora finita qua) di convivenza tra ex.
E ti ritrovi in casa, dentro quella che è stata la nostra casa, insieme dalla mattina alla sera (la notte separati ci salva!) a compiere gesti di una quotidianità insieme ormai perduta: preparare i pasti, lavare i piatti, sistemare casa, far fare i compiti ai ragazzi, giocare con loro, sgridarli…
Gesti che in questi quattro anni abbiamo continuato a compiere con i nostri figli, ma da soli, in case per fortuna vicine, ma separate.
Gesti che provi a fare di nuovo insieme per la scelta di cercare di dar loro, soprattutto in questo momento di indeterminatezza sospesa, quella serenità che la famiglia da sempre porta con sé nel solo sapere di averla. Serenità che è stato da sempre il nostro obiettivo, a maggior ragione dopo la separazione.
Gesti che però ora, nel loro essere di nuovo, hanno bisogno di una modifica del nostro stile relazionale, adottato a seguito della rottura: vicinanza, stima, solidarietà, rispetto, collaborazione, ma quasi dosate nel tempo o meglio nello spazio. Spazio che torna di nuovo ad essere condiviso.
Non so quanti metri quadri hanno a loro disposizione Demi Moore, Bruce Willis e figlia per mostrare al mondo la loro gioia di famiglia allargata felice. Ma non sono eccezionali, come in molti hanno scritto. E non lo siamo nemmeno noi, che pur ci mostriamo felici in questa foto (e spesso lo siamo), nonostante non indossiamo divertenti pigiami tutti uguali.
Siamo in tanti, genitori separati, ad aver fatto questa scelta. Ma non è facile.
Io al mio ex ogni giorno dico “mi ricordi continuamente i motivi per cui ti ho lasciato!” E lui immancabilmente: “ ancora sei convinta che quella decisione l’hai presa tu!”.
Quello che fa, il modo in cui lo fa, quello che dice, come si muove spesso mi crea insofferenza e allora sbuffi, mandi giù, ti giri dall’altra parte, batti il cinque ridendo con i tuoi figli mentre esclami “capite perché non stiamo più insieme?”, sbrocchi… e lui altrettanto con me. Un siparietto, insomma, a tratti pure molto divertente. Ma in breve stiamo sempre lì, tra noi due, come coppia intendo. E viverci di nuovo non è facile, né per me, né per lui.
Rivedersi insieme nell’intimità di gesti quotidiani che nella convivenza sembrano scontati: vedersi in pigiama, mentre balli ascoltando la tua musica preferita, mentre leggi un libro o ti butti sul divano in un momento di sconforto, quando parli al telefono con un’amica o scrivi messaggi a chi ti pensa e vorrebbe essere con te. I primi giorni mi chiedeva il permesso di andare in bagno o di farsi un caffè. Non è facile per due persone che, ad un certo punto della loro vita, hanno deciso di NON scegliersi più come compagni. Diventa però una scelta più semplice se pensi che, in questo momento di isolamento sociale, l’essere ancora insieme ti fa sentire che stai affrontando il tutto non da sola, che insieme siamo sempre una risorsa più ricca e soprattutto se ti sposti sulla bellezza di continuare ad essere genitori per i tuoi figli e sul pensare, o sperare, al significato che questa scelta possa avere per loro, anche in futuro. Avere due genitori che continuano a ridere insieme e a discutere insieme, in fondo le relazioni autentiche sono queste, che continuano a volersi bene.
Tranquillizzo tutti quelli che ci dicono “ma siete tornati insieme?”, “dai che questa è la volta buona che vi rimettete insieme!”.
Certe scelte, che cambiano la vita di tutti, ad un livello tale che se anche ci pensi anni prima di compierle non metterai mai a fuoco tutte le conseguenze a cui essa porterà, per noi adulti, figuriamoci per i nostri figli impegnati già a vivere le loro vite, sono decisioni che se uno le prende, o meglio parlo di me, le prende con la sicurezza di una scelta maturata. Maturata su tante mancanze o incontri intimi di complicità e armonia mancati che come coppia, al di là e spesso contro l’intenzionalità di entrambi, non siamo più riusciti a darci. E solo noi sappiamo quanto ci abbiamo provato.
Una scelta che non mantieni per partito preso, nell’orgoglio di chi non può tornare indietro, ma nella consapevolezza che l’amore nel tempo può trasformarsi in quel bene appunto e che, se uno irradia intorno a sé solo tristezza, frustrazione, amarezza, si può sempre scegliere altro, si può sempre trovare un modo diverso per continuare a nutrirsi di quel bene, un’altra forma per essere sempre una famiglia serena.
Non solo quella convenzionale, ma quella famiglia che oggi appunto siamo: due figli, un cane e due ex.
Nella speranza che i miei figli, da questa forte esperienza, potranno portarsi con sé anche quello che la mia famiglia di origine mi ha insegnato (pur in una scelta di stare insieme diversa e da me non condivisa): che le cose, soprattutto nei momenti difficili, si affrontano insieme, mettendo insieme le risorse, a volte poche, di tutti, che non si è mai soli, che si può sempre contare su chi ci vuole bene.
Spero di trasmettere questa certezza ai miei figli: solo provando amore per gli altri riceveranno altro amore, più di quanto si aspettano in quel dare. Soprattutto se siamo in tanti INSIEME, a sentirci uniti e vicini. “Siamo onde dello stesso mare” (Cit.).
E’ l’amore, in tutte le sue forme, che ci rende una famiglia, oggi più che mai.

Milena, Mario, Greta, Saverio e Belle.

 

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