Teoria della personalità

La teoria della personalità di Rogers compare in tutti i maggiori testi sull’argomento, quali il Lindsey Hall, il Mischell, il Pervin John, etc. Per quanto detto sopra, essa viene di solito inquadrata tra le teorie fenomenologico-esistenziali.


Qui di seguito viene riportato il modello della struttura della personalità, del funzionamento ottimale e del malfunzionamento secondo una sequenza di proposizioni. Ad ognuna di esse segue un breve commento esplicativo. Si tenta con ciò di fornire un modello soddisfacente, per quanto possibile, dal punto di vista epistemico.

1 - Ogni individuo è una totalità psico-fisica.

Si tratta del principio olistico su cui si fondano le teorie umanistiche. In base ad esso ogni elemento, organo o funzione, vede determinato e subordinato il suo significato all’unità più ampia di cui fa parte. Il principio olistico, enunciato da von Ehrenfels nel rapporto fra la percezione dei toni e quello della melodia, è stato introdotto in psicologia dalla scuola della Gestalt. Ripreso attorno agli anni ’30 da autori come Goldstein (1939) e von Bertalanffy (1928), ha avuto fecondi sviluppi, oltre che nella psicologia umanistica, nella terapia familiare, nel cognitivismo, etc.

2 - Ogni individuo tende allo sviluppo delle proprie potenzialità

Questo principio dinamico viene denominato “tendenza attualizzante”.

Rogers riprende da Goldstein anche il concetto di tendenza attualizzante. Questo principio di direzionalità, nel senso di “teleologia oggettiva” che fonda una “teleologia soggettiva” e quindi un sistema motivazionale, definisce il rapporto individuo-ambiente. Anche questo principio ha avuto molta fortuna nelle scienze contemporanee. Nell’ambito della teoria dei sistemi, ad esempio, esso è stato enunciato da Francisco Varela (1979) con il termine di “autopoiesi”.

3 - Le sensazioni, le emozioni, gli stati d’animo, etc., presenti nell’individuo in un determinato momento costituiscono la sua “esperienza” organizzata in un “campo esperienziale”. Nel neonato l’esperienza esaurisce la totalità psicologica dell’individuo.

Il campo esperienziale (indicato anche, nei primi testi, come “campo fenomenico”), è la prima delle due grandi strutture in cui è diviso lo psichismo individuale.

Rogers è un sostenitore della dicotomia affettivo-cognitiva (Mancini, Semerari 1990) che ha profonde radici nella cultura e nella filosofia occidentali, e addirittura estende il primo termine a tutto ciò che di non-simbolico avviene nel livello psicologico (distinto da quello fisiologico): il campo esperienziale è sede di grandi eventi che possono tuttavia trovar voce soltanto attraverso la percezione e la coscienza.

 

4 - A partire da un certo punto dello sviluppo individuale, in base alla tendenza attualizzante, una parte dell’esperienza viene simbolizzata, cioè resa consapevole ed entra a far parte della coscienza.

Secondo Van Belle (1980), i termini simbolizzazione, consapevolezza e coscienza sono usati da Rogers come sinonimi. Anche in condizione di buon funzionamento della personalità, soltanto una parte dell’esperienza, quella la cui intensità supera un valore-soglia e che risulta significativa in base al principio dell’attualizzazione, viene simbolizzata. È quindi inesatto affermare, come taluni fanno (Jervis, 1990), che Rogers nega l’inconscio: una parte dell’esperienza, definita non-simbolizzabile, risulta comunque fuori dalla coscienza; è vero invece che egli mette in guardia dalla confusione semantica di questo termine da posizioni simili a quelle che verranno adottate tempo dopo, in ambito cognitivo. (Erdelyi, 1985).

5 - La continuità fra esperienza e simbolizzazione è assicurata dalla percezione.

Qualsiasi elemento esperienziale deve essere prima percepito per poi divenire cosciente. La percezione è, nell’ottica della CCT, una modalità organizzativa dell’esperienza, di natura già cognitiva. Nel trinomio esperienza-percezione-simbolizzazione dunque, i due ultimi termini sono più vicini fra loro di quanto non lo siano il primo ed il secondo.

6 - A partire da un certo punto dello sviluppo individuale, in base alla tendenza attualizzante, si differenzia una configurazione organizzata di percezioni simbolizzabili che costituisce il “concetto di sé”.

Questa è la seconda grande struttura della personalità; può definirsi come l’insieme delle percezioni e delle simbolizzazioni che l’individuo ha di se stesso e che da un lato gli permette un’autopercezione unitaria ed un senso di continuità storica, dall’altro è soggetto a continui rimodellamenti.

7 - L’individuo tende a mantenere coerente l’insieme delle proprie simbolizzazioni, in particolare quelle facenti parte del concetto di sé.

Anche per Rogers, l’uomo è un “animale epistemologico” (Guidano, 1988) che obbedisce ad un principio di coerenza interna. Tale principio, che trova diverse formulazione nell’ambito dei vari indirizzi teorici (Migone, 1991), deve la sua prima compiuta espressione a Festinger ed alla sua teoria della dissonanza cognitiva (1957). Si crea dissonanza quando un individuo ha a disposizione due nozioni contraddittorie fra loro; assumerle entrambe sarebbe pericoloso per la propria coerenza interna e questo pericolo di disorganizzazione viene avvertito sotto forma di ansia o tensione. Di regola, quindi, l’individuo tende a ridurre la dissonanza scartando una delle due informazioni o ricercandone altre che dimostrino la contraddizione solo apparente.

8 - Una buona connessione fra esperienza e concetto di sé viene definita “congruenza”.

Questa proposizione ci permette di definire ed esemplificare il funzionamento ottimale della personalità. Supponiamo, ad esempio, che nel campo esperienziale di un individuo compaia l’emozione “rabbia”. In condizioni normali essa verrà percepita, simbolizzata (“sono arrabbiato”) e immessa nel concetto di sé (ad esempio: “questa situazione mi fa arrabbiare”); tale percorso si realizza soltanto se nel concetto di sé non sono già presenti nozioni che impediscano, in base al principio della coerenza, la nuova acquisizione. Per spiegare come ciò possa accadere è necessario focalizzarsi sulla genesi del concetto di sé.

9 - A partire da un certo punto dello sviluppo individuale, in base alla tendenza attualizzante, compare il bisogno di considerazioni positiva da parte degli altri ed in particolare di figure significative dette “persone criterio” (significant social others).

Si intende come bisogno di considerazione positiva quello di amore, affetto, protezione, stima, da parte in particolare dei genitori, degli insegnanti, etc. Questo concetto ha una posizione centrale nella teoria di Rogers, il quale tuttavia si rifà esplicitamente alla trattazione di Maslow (1954, 1968).

10 - La valutazione ed i giudizi che le persone criterio manifestano nei confronti del bambino entrano a far parte del concetto di sé.

Queste valutazioni e questi giudizi soddisfano il bisogno di considerazione positiva in maniera incondizionata quando il bambino viene amato per quello che è, con pieno rispetto dei contenuti della sua esperienza, sebbene i suoi comportamenti debbano necessariamente trovare dei limiti. In questo caso il concetto di sé del bambino si svilupperà in piena armonia ed a stretto contatto con la sua esperienza.
Viceversa può accadere che tale bisogno venga soddisfatto in modo condizionato (“sei buono se provi questo sentimento, sei cattivo se provi l’altro”) rispetto ai contenuti della sua esperienza. In tal caso il bambino tenderà a sviluppare un concetto di sé che soddisfi il bisogno di considerazione positiva ma che finirà per strutturarsi in modo rigido ed eteronomico. Nell’adulto ciò creerà grossi problemi nella simbolizzazione dell’esperienza.

11 - Nel caso in cui la eventuale simbolizzazione degli elementi esperienziali sia incoerente con il concetto di sé, entrano in funzione meccanismi di difesa che proteggono quest’ultimo dalla disorganizzazione, alterando il percorso esperienza-simbolizzazione.

Il meccanismo di difesa è costituito da due fasi: la prima consiste in una presa d’atto senza piena percezione né discriminazione cosciente; il concetto è quello di “subcezione”, introdotto da McCleary e Lazarus (1949) e ripreso recentemente in ambito cognitivista (Cionini, 1991).

Nella seconda fase si può avere una vera e propria disconnessione dell’esperienza, che non verrà neppure percepita, oppure una distorsione della simbolizzazione.

L’esperienza “rabbia”, ad esempio, in un individuo il cui concetto di sé prevede: “sono una persona tranquilla”, può essere totalmente non percepita (e trovare ad esempio la sua espressione a livello fisiopatologico in una crisi ipertensiva) oppure percepita ma simbolizzata in modo distorto (“sono lievemente irritato”).

 

12 - La disconnessione fra l’esperienza e la coscienza comporta un aumento dell’incongruenza dell’individuo.

E’ questa la descrizione del malfunzionamento della personalità. Lo scopo primario, quello di evitare la disgregazione del Sé, è raggiunto a scapito dell’armonia emotivo-cognitiva dell’individuo; gli viene impedito di essere cosciente della sua stessa esperienza e di operare quindi liberamente le proprie scelte esistenziali. L’obiettivo della terapia è proprio quello di ristabilire la congruenza tramite una migliore integrazione tra esperienza e concetto di Sé.