Il percorso terapeutico proposto da Rogers è, per così dire, l’inverso di ciò che ha portato alla situazione di incongruenza.
Anzitutto l’intervento va inquadrato in una connotazione aspecifica che è il “clima facilitante” caldo e sicuro della relazione. La terapia è vista come una possibilità esistenziale spesso unica nella vita di una persona, che deve permettere di effettuare il processo di autoconoscenza e autorealizzazione in condizioni ottimali di sicurezza e libertà. Il clima facilitante sta probabilmente alla base di ciò che potremmo chiamare, con Alexander, esperienza emozionale correttiva, in cui il cliente impara ad applicare a se stesso la medesima positiva e sollecita attenzione che il terapeuta ha nei suoi confronti. All’interno di questa relazione tre specifici elementi presenti nel terapeuta determinano l’efficacia dell’intervento: l’accettazione incondizionata, l’empatia e la congruenza.
La prima condizione è l’opposto dell’atteggiamento di valutazione condizionata presumibilmente applicato, a suo tempo, dai genitori. Essa è necessaria per lasciare all’individuo, rispetto a ciò che va emergendo durante la terapia, la libertà di scelta che lo conferma soggetto; si tratta dell’unica vera garanzia di un cambiamento stabile e fondato perché ancorato all’unicità dell’esperienza.
La seconda condizione è la comprensione empatica: sentire il mondo personale del cliente “come se” fosse nostro, senza però mai giungere alla totale identificazione ed essere capace di trasporlo e rimandarlo a livello verbale. Duplice è la funzione di questa modalità terapeutica: da un lato fa sì che il cliente si senta compreso fino in fondo, e qui ci vengono in mente le parole di Buber (1951): «L’uomo desidera venire confermato nel suo essere da un altro uomo e desidera avere una presenza nell’essere dell’altro. Gli uomini hanno bisogno di conferma proprio perché sono tali»; dall’altro, simbolizzando correttamente ciò che, momento per momento, è presente nel campo esperienziale, contribuisce al primario obiettivo di aumento della congruenza. Da ciò, secondo Rogers, deriva l’importanza che il cliente annette all’esattezza delle simbolizzazioni: egli cerca proprio la parola esatta che descriva il sentimento provato. Per questo è cruciale, nella formazione del terapeuta CCT, l’acquisizione di una competenza linguistica sufficiente per un’accurata trasposizione. In un interessante intervento al II Convegno della Società dell’Approccio Centrato sulla Persona, P. Migone (1991) si chiede: «Perché mai offrire empatia dovrebbe impedire di fornire al paziente nuovi strumenti cognitivi?», e propone di considerare le tre condizioni rogersiane una base su cui innestare altri tipi di intervento. Questa è certo un’ipotesi da non scartare a priori; occorre tuttavia tenere presente che l’empatia rogersiana, diversamente da quella kohutiana, che è al servizio dell’interpretazione, costituisce un intervento fenomenico specifico, con modalità proprie. Si tratta delle cosiddette tecniche del rimando empatico: la reiterazione, il riflesso del sentimento, la delucidazione, che sarebbe in questa sede troppo lungo descrivere e per cui rimandiamo al testo “Psicoterapia e relazioni umane” (Rogers e Kinget, 1965).
La terza ed ultima condizione, la congruenza, prevede che «il terapeuta sia, nell’ambito della relazione, autentico e ben integrato. Nella relazione, cioè, il terapeuta è liberamente e profondamente se stesso e la sua esperienza reale è fedelmente rappresentata nella coscienza. Non assume perciò in nessun caso atteggiamenti di circostanza» (Rogers e Kinget, 1965). Sarebbe infatti poco plausibile che egli si adoperasse per aumentare la congruenza del cliente senza essere lui stesso in questa situazione. Tuttavia, per evitare che ciò si tramuti in un dato assoluto, in una sorta di ideale di perfezione umana, Rogers contestualizza tutto ciò nell’ambito della relazione terapeutica. Essere se stessi, essere congruenti diventa sempre più difficile man mano che aumenta il grado di disturbo dei singoli clienti: perciò questa condizione è sicuramente la più difficile da gestire, ma anche quella che apre il maggior numero di soluzioni creative (anche in base allo “stile personale” del terapeuta) all’interno della relazione.
Alcuni parametri permettono di orientarsi su come e quando comunicare al cliente elementi che riguardano la congruenza del terapeuta (operazione di “trasparenza” del terapeuta congruente).
Abbiamo finora definito le caratteristiche del terapeuta efficace. Esse vanno però inquadrate all’interno di una relazione: se il cliente non è in grado di percepire queste qualità, esse sono inutili. E’ per questo che Rogers (1954) enuncia sei proposizioni che egli definisce necessarie e sufficienti a promuovere la crescita e il cambiamento.
Di queste, tre sono quelle sopra enunciate che riguardano il terapeuta, le altre si riferiscono al cliente ed alla relazione. Esse sono:
È evidente che esiste tutta una serie di disturbi non definiti da questi parametri: ad esempio l’autismo (non c’è contatto psicologico), le tossicodipendenze (la vulnerabilità e l’ansia sono mascherate dalle sostanze), etc.
Si tratta di ambiti tuttora oggetto di ricerca e teorizzazione: l’obiettivo è quello di trovare tecniche di intervento specifiche che rispettino i fondamenti della CCT e mettano in grado il cliente di accedere ad una terapia “classica”. Un esempio molto interessante è quello della preterapia della schizofrenia.
Concludiamo l’argomento con un accenno al processo terapeutico. Quanto detto sulla struttura della personalità non deve fare pensare che il cliente passi da uno “stato” ad un altro “stato”. In realtà egli passa da uno stato rigido e fisso a quella continua evoluzione che è la normalità “sana”. Questo passaggio avviene lungo un continuum che Rogers, in base a una serie di sette parametri (relazione con i sentimenti ed i significati personali, grado di incongruenza, modo di esperire la realtà, modalità di comunicazione del sé, rigidità o meno dei costrutti personali, modo di porsi di fronte ai problemi, modalità della relazione), ha diviso in sette stadi.
In genere la terapia viene richiesta al secondo stadio e termina al quarto con soddisfazione reciproca, del cliente e del terapeuta, per il progresso conseguito.